Le piccole dilatazioni venose rappresentano uno dei problemi estetici più importanti, poiché prediligono il sesso femminile ed affliggono più della metà delle donne europee ed americane. Inoltre possono provocare sensazioni fastidiose, quali bruciore, dolore puntorio, pesantezza, che si accentuano in ortostatismo e nella fase premestruale in una discreta percentuale di casi. La localizzazione preferenziale è rappresentata dal viso e dagli arti inferiori; in genere negli arti inferiori corrispondono al territorio di drenaggio di un tronco varicoso, ma possono anche presentarsi isolatamente e non essere la manifestazione di una insufficienza venosa. Presentano un colore che va dal rosso, per le più fini, al blu e hanno un aspetto vario: filiforme, a pino marittimo, a ragno …
Le cause riconosciute più frequenti di teleangiectasie degli arti inferiori possono essere così riassunte:
– insufficienza venosa cronica;
– fattori ormonali;
– fattori fisici;
Le influenze ormonali nello sviluppo delle teleangiectasie sono ben conosciute: basti
pensare che una delle condizioni fisiologiche più comuni che conducono alla loro comparsa è la gravidanza. L’esperienza clinica inoltre conferma che si può avere, in una alta percentuale di casi, la regressione dei capillari formatisi entro le prime settimane dopo il parto. La causa principale sembra risiedere nell’aumento della distensibilità venosa correlato ai livelli di estrogeni e progesterone. E’ stata dimostrata una azione simile anche in donne che assumono la pillola anticoncezionale. Il fattore più comune che provoca significativa comparsa di teleangiectasie, soprattutto sul volto e agli arti inferiori, è rappresentato dall’esposizione solare. Il meccanismo più probabile che conduce alla vasodilatazione è da riferire alla debolezza delle pareti dei piccoli vasi, indotta da modificazioni degenerative a carico delle componenti elastiche del tessuto connettivo correlate alla esposizione prolungata ai raggi solari. Altri fattori fisici sono rappresentati dalle applicazioni intense e prolungate di calore (ad esempio borsa di acqua calda e terapie fisiche varie), traumi contusivi, ferite chirurgiche, infezioni cutanee.
La terapia dei capillari degli arti inferiori presenta ancora oggi notevoli difficoltà per l’incostanza dei risultati e l’incidenza di complicazioni, quali la pigmentazione cutanea (colore brunastro della pelle che residua dopo la terapia).
Un’altra complicazione possibile è l’allergia alla sostanza sclerosante, peraltro molto rara, e la comparsa di piccole ulcerazioni cutanee nella zona dell’iniezione (rarissime!).
La scleroterapia è, ad oggi, il metodo più sicuro e meno costoso, anche se, in casi particolari, possono essere utilizzate tecniche alternative, ma non sostitutive, quali i sistemi lasers o la diatermocoagulazione programmata.
La terapia sclerosante, spesso praticata con troppa leggerezza e superficialità, deve essere eseguita dopo un esame clinico e ecodoppler accurato, anche nei pazienti che si presentano dallo specialista solo per “problemi estetici”, inerenti alla comparsa di piccole dilatazioni venose arborescenti e/o puntiformi alle estremità inferiori, per la possibilità di origine quanto mai varia e la sempre possibile presenza di una insufficienza venosa non diagnosticata. La strategia terapeutica, ed in particolare la scelta dei punti di iniezione, per le considerazioni esposte, assume una importanza fondamentale per il conseguimento di buoni risultati. La buona tecnica e la giusta scelta del farmaco sclerosante, in concentrazione e dose adatta, determinano il successo della terapia.
Buoni risultati si ottengono in circa il 90% dei casi, se vengono seguite le regole citate e se vi è la collaborazione attiva del paziente, che deve essere consapevole che la terapia è spesso lunga ed i risultati definitivi si ottengono solo dopo alcune settimane o, in certi casi, mesi dall’inizio della terapia.
I capillari degli arti inferiori possono manifestarsi di nuovo negli anni perché esiste una “predisposizione” naturale alla loro comparsa, di solito però non si vedono più nelle zone trattate con la scleroterapia, ma in zone diverse dove si sarebbero comunque presentati.
Controlli annuali e poche sedute di scleroterapia permettono quindi di mantenere le gambe sempre “pulite” dai capillari.